Alberto Pomini, ex portiere del Sassuolo, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere di Verona in cui ha ripercorso i suoi anni da giocatore. Pomini ha deciso di ritirarsi qualche settimana fa dopo aver concluso la carriera con la maglia della SPAL. Di seguito le sue parole.
INIZIO DELLA SCALATA CON IL SASSUOLO. “Dalla C2 e dal ritiro estivo in una struttura che ospitava anche un centro anziani: la mattina facevamo colazione con gli ospiti”.
DI FRANCESCO. “Il primo che ho visto lavorare sulla costruzione dal basso. In allenamento c’era quest’esercizio per cui dovevamo superare la metà campo partendo da 8 contro 10, poi 9 contro 10, quindi 10 contro 10. Vietati i lanci. All’inizio era impossibile, poi pian piano ti aumentavano le soluzioni. Finché in parità numerica ti si apriva un mondo”.
PORTIERE COME CENTROCAMPISTA. “Negli ultimi anni mi sono divertito tantissimo. Ho iniziato quando finiva l’epoca dei retropassaggi e ti insegnavano il rilancio immediato. Ho visto la fase del lanciare lungo, quella del lanciare lungo e preciso e quella odierna in cui sei un giocatore di movimento che deve trovare l’imbucata”.
ATTACCANTI PIU’ COMPLICATI DA AFFRONTARE. “Il mio vissuto è pieno di Serie B quindi cito un vecchio volto Hellas, Cacia, che segnava in tutti i modi. E poi Caputo, bravissimo a girare intorno alla linea di difesa”.
PARTITA DEL CUORE. “Un Sassuolo-Hellas in cui parai un rigore a Juanito Gomez: era l’anno in cui entrambe salimmo in A”.
ZANETTI. “Un genio. Attiravamo gli avversari in una zona di campo per poi infilarli ribaltando il fronte. È stato bello anche conoscere Dionisi. Sono allenatori che ti fanno venire voglia di giocare”.