Tempo di sosta per i club di Serie A. Per commentare l’avvio di stagione dei neroverdi abbiamo chiesto, in una lunga intervista, a Maurizio Pistocchi cosa pensasse della campagna acquisti del club emiliano e che tipo di stagione farà il Sassuolo di Alessio Dionisi, che nel prossimo match di campionato, sfiderà il passato, ovvero Eusebio Di Francesco, tecnico del Frosinone. Ecco di seguito, riportate le parole del noto giornalista ai nostri microfoni.
Parlando di calciomercato: il Sassuolo è stato molto attivo nella sessione estiva, il che gli ha permesso di rivoluzionare completamente la rosa, quale crede che sia il miglior acquisto di questa campagna? E che voto darebbe al mercato dei neroverdi?
“Il miglior acquisto del Sassuolo è non aver venduto Berardi, un giocatore secondo me di altissimo livello.
Non è solamente un giocatore ma è il giocatore, è quello che fa la differenza dal punto di vista tecnico e della leadership.
Non è un caso che il Sassuolo negli ultimi anni abbia sempre fatto bene.
Sono stati venduti tanti giocatori che ruotavano attorno a Berardi ma lui mai e quindi secondo me questo è il grande colpo di mercato.
In caso di cessione la squadra avrebbe perso tanto perché ribadisco, lui è il giocatore, non uno qualunque”.
Nelle prime due giornate di campionato arrivano due sconfitte, contro due squadre blasonate e toste come Atalanta e Napoli, poi la svolta contro l’Hellas Verona, torna in campo Berardi e il Sassuolo vince.
“Esattamente. Con questo non bisogna dire che un giocatore può vincere le partite da solo, bensì si può dire che quando un giocatore è in grado di fare la differenza sotto il profilo tecnico e della personalità, allora prima di venderlo bisogna pensarci 10 volte.
Il Sassuolo ha sempre lavorato bene sul mercato, un altro esempio riguarda Daniel Boloca, che ha preso il posto di Maxime Lopez (ceduto alla Fiorentina ndr), si tratta di un giocatore interessante in quella posizione, perché stiamo parlando di un centrocampista centrale basso con una buonissima proprietà tecnica, fisicità e personalità perché sa uscire con la palla al piede.
Io dico sempre che il mondo è pieno di giocatori ma a mio modo di vedere la differenza non la fanno né i soldi né gli allenatori, ma la fa lo scouting, ovvero la capacità di andare a trovare dei giocatori che siano funzionali al progetto di gioco e che allo stesso tempo siano economicamente compatibili con le esigenze del club.
I fatti ci dimostrano che chi ha avuto manie di grandezza, ha investito troppo su giocatori già affermati ha rischiato il fallimento e, dunque, il tracollo come la Juventus, o l’Inter che ha una situazione economica disastrosa oppure come la Roma.
Come dico sempre, la strada da intraprendere è solo una e il Sassuolo ne è un esempio, una squadra che fa sempre un ottimo mercato sotto la buonissima regia di un grande dirigente come Giovanni Carnevali e della famiglia Squinzi.
Credo che i principali artefici siano i dirigenti e nel calcio italiano di bravi ed esperti ce ne sono pochi”.
Proprio Domenico Berardi è stato uno dei principali nomi chiacchierati per il Sassuolo. La sua volontà era chiara, quella di lasciare l’Emilia, come giudica il comportamento della società nei confronti del giocatore?
“Berardi è stato tolto dal mercato perché le offerte economiche arrivate dalla Juventus ai neroverdi, non soddisfavano quelle che erano le aspettative del club e quindi come è normale in casi di questo genere, il Sassuolo, ha tolto Berardi dal mercato.
Penso che abbiano fatto bene per due motivi: il primo la serietà, perché gli accordi vanno trovati tra i due club in primis e non prima col giocatore per poi forzare la società detentrice del cartellino a dare vantaggi al club acquirente; il secondo motivo è la leadership del giocatore, troppo importante per il Sassuolo e onestamente non vedo nel panorama calcistico italiano, un sostituto adeguato.
A livello internazionale ci sono diversi elementi interessanti con le caratteristiche di Berardi, ovvero mancini che giocano a destra, però ribadisco, a meno che il Sassuolo non avesse già qualcuno di pronto in caso della sua cessione e, probabilmente un sostituto c’era (Lukebakio ndr), la conserva di Berardi secondo me è decisiva per il campionato dei neroverdi“.
Andrea Pinamonti è in cerca di riscatto dopo le critiche subite nella passata stagione, 1 gol in 3 partite il suo score, può essere lui l’uomo chiave del Sassuolo?
“E’ un giocatore che non mi entusiasma, ma non perché non abbia le qualità, ma perché ha degli sbalzi di rendimento molto importanti.
E’ un giocatore fisico e probabilmente necessita di stare molto bene fisicamente.
Potrebbe però fare di più e migliorare anche tecnicamente su alcune cose, anche se ha una certa età su diversi aspetti è ancora un po’ ruvido.
Ricordo sempre, che i giocatori si possono migliorare anche quando sono già giocatori importanti, per fare un esempio: quando Lothar Matthäus arrivò all’Inter, con il mancino non sapeva fare niente, ma si mise in testa di migliorare con il lavoro e al termine di ogni allenamento svolgeva 30/40 minuti di fondamentali con Trapattoni e ai Mondiali di Italia ’90 segnò a San Siro, contro la Colombia, un gol da 30 metri proprio col sinistro.
A volte i giocatori sono pigri, perché arrivati in Serie A pensano di aver raggiunto il loro livello top, ma non è così perché se il giocatore intuisce di avere dei difetti, accettandoli e lavorando per migliorarli, sicuramente migliora.
Mi auguro per lui e per il Sassuolo che faccia un grande campionato”.
Analizzando questa sua argomentazione, Maurizio Pistocchi, riguardo la pigrizia di determinati giocatori e invece la dedizione dei grandi campioni, potremmo fare lo stesso discorso per un giocatore assoluto come Cristiano Ronaldo.
“Esempio correttissimo, lo vidi per la prima volta allo Sporting Lisbona ed era una buona ala, ma senza tutto quello che ne ha contraddistinto la carriera straordinaria, come ad esempio la fisicità, della quale non disponeva o la cattiveria in zona gol, mentre abilità tecnica e velocità erano decisamente notevoli.
Con l’andare del tempo lui ha lavorato su tutto il suo fisico, trasformandosi anche esteticamente.
Ha lavorato tantissimo sul migliorare le proprie qualità, diventando uno straordinario goleador e finalizzatore, uno che non ha quasi mai sbagliato un rigore, stiamo parlando di un giocatore, secondo me, da apprezzare ancora di più perché costruitosi con lavoro, dedizione e costanza, tre grandi qualità.
A differenza magari di altri due grandi del calcio come Messi e Maradona, che hanno disegnato calcio grazie a un dono naturale, proveniente direttamente da Dio”.
Alessio Dionisi in questa stagione avrà più soluzioni sia dal punto di vista tattico che tecnico, come giudica il suo operato in neroverde fino a questo momento?
“E’ un grande allenatore a me piace molto perché è molto creativo, tutti gli anni punta molto sul gioco e l’organizzazione, riuscendo ad esaltare i giocatori nel collettivo.
Bisogna però dargli i giocatori. Si è vista, nelle prime due di campionato, una squadra spersonalizzata, quasi timida e invece è bastato il ritorno di Berardi, anche se credo sia un caso, che la squadra ha cambiato subito atteggiamento in campo.
Penso che un bravo allenatore debba saper utilizzare tutti i tipi di disposizioni a seconda dell’avversario e a seconda della partita.
Il calcio è molto cambiato da quando sono state introdotte le 5 sostituzioni perché, mentre, una volta con 3 sostituzioni potevi migliorare la partita e la gestione della squadra, adesso un allenatore può variare tantissimi moduli e i diversi interpreti d’attacco.
Inoltre disporre di una rosa profonda e ben assortita è un enorme vantaggio quest’oggi”.
L’addio di Maxime Lopez, a poco dalla fine del calciomercato, può destare qualche preoccupazione nel reparto del centrocampo o crede che gli elementi presenti in rosa come Matheus Henrique o Thorstvedt riusciranno ad emergere?
“Matheus Henrique lo conosco molto bene perché è un giocatore che lo seguivo quando ancora giocava in Brasile.
Secondo me è un giocatore di alto livello, ma deve crescere un po’ sul piano dell’autostima e della personalità, perché a volte fa un po’fatica ad entrare nella partita ma le qualità non gli mancano e su di lui non ho dubbi.
Thorstvedt diciamo che sarà un giocatore importante se riuscirà ad inserirsi negli schemi di gioco.
Nelle prime tre di campionato è sembrato che facesse ancora un po’ fatica, ma lavorando secondo me si inserirà bene. La qualità del lavoro di campo fa sempre la differenza.
Io dico sempre che il Napoli, che ha stravinto il campionato con 16 punti di vantaggio sulla seconda in classifica, non aveva la miglior rosa della Serie A ma ha avuto il miglior allenatore, capace di gestire meglio di tutti le individualità inserendole all’interno di un contesto di gioco.
Se si pensa agli acquisti fatti dagli azzurri, che avevano il compito di sostituire dei veri e propri beniamini, arrivando tra lo sconcerto generale e al come si sono imposti, significa che molto sarà merito delle loro qualità, ma molto anche dell’allenatore”.
Parlando di addii, anche Davide Frattesi ha salutato l’Emilia a inizio estate. L’Inter ha fatto un buon acquisto a quelle cifre?
“Le cifre del campionato italiano sono sempre, secondo me, troppo alte per il prodotto che forniamo, tanto è vero che noi abbiamo oggi un solo giocatore italiano nella lista dei migliori 30 del Pallone d’Oro, che è Nicolò Barella.
Frattesi a mio modo di vedere è uno dei centrocampisti più interessanti, molto portato per la fase offensiva, bravissimo in fase di interdizione, nella quale è migliorato molto grazie al lavoro, è bravo nell’intercettare palle vaganti, nel muoversi senza palla, arrivando a concludere verso lo specchio della porta.
Inzaghi (Simone ndr) dovrà cambiare posizione a Frattesi o a Barella perché entrambi amano giocare sul lato destro del centrocampo, ma credo che questo non sia proprio un problema.
Di fatti, spostando uno dei due sulla sinistra gli si da l’ulteriore possibilità di spostarsi sul piede forte, che è il destro.
Sono convinto, comunque, che sia un ottimo acquisto per i neroazzurri“.
I due prossimi match di campionato vedranno il Sassuolo in trasferta a Frosinone, dove i neroverdi ritroveranno un grande ex come Eusebio Di Francesco e poi subito un altro big match, al Mapei, contro la Juventus? Che tipo di partite bisogna aspettarsi?
“Il Frosinone mi è piaciuto moltissimo nelle prime tre giornate.
E’ una squadra votata all’attacco, molto spregiudicata nella sua fase offensiva per cui corre dei rischi, ma dal punto di vista tecnico e agonistico mi è piaciuta molto la squadra di Di Francesco.
La gara contro la Juventus è una partita diversa, perché parliamo di una squadra che predilige la fase difensiva, aspetta e riparte, non concede spazi, non gestisce la palla in velocità proponendo un gioco molto lento, però ha grandi campioni che sono in grado di risolvere le partite con una giocata individuale.
Come si è visto nei due gol di Empoli, con le reti di Danilo, su palla inattiva, e il gol di Chiesa, in ripartenza, su una palla di Milik partita dalla metà campo bianconera.
La Juventus credo che sia alla portata del Sassuolo, ma se la squadra di Dionisi aspetta, non fa un bell’affare, dovrà, invece, essere capace di attaccare con equilibrio, avendo una squadra corta e non concedendo spazio centralmente.
Saranno due partite diverse perché mentre a Frosinone ci sarà una squadra che gioca la partita e che quindi ti può concedere delle opportunità, la Juventus, invece, la partita la fa fare all’avversario e quindi il Sassuolo dovrà essere attento a non perdere la sfera in zone pericolose”.
Colgo la palla al balzo per chiederle, a questo punto, quale dei due match presenti più insidie per la squadra di Dionisi.
“Strutturalmente quella con la Juventus, perché per avere una bella partita aperta, tutte e due le squadre devono accettare di giocare per vincere e se giochi per vincere corri qualche rischio.
La Juventus gioca per non perdere e non vuole correre rischi, diventando così un avversario molto complicato da affrontare, rendendo evidentemente il match più complesso rispetto a quello di Frosinone“.
Abbiamo parlato di una Juventus molto difensiva e, a questo proposito, il Sassuolo ha faticato molto in fase offensiva, però il reparto attaccanti di Dionisi dispone di giocatori come Berardi, Laurienté, Defrel, Pinamonti, Mulattieri e Bajrami. Il parco attaccanti neroverde potrà realizzare più di 30 gol in questa stagione?
“Non faccio il mago e quindi non posso prevedere la stagione del Sassuolo, ma ci sono molti giocatori di qualità e di gamba come Laurienté che a me piace moltissimo o anche Defrel, che ho imparato ad apprezzare quando giocava nel Cesena.
La rosa di attaccanti è molto valida, ma ripeto che in un contesto di questo tipo la differenza la farà la disponibilità dei giocatori e il lavoro di campo.
Con tutte queste alternative il Sassuolo può giocare con tre attaccanti veri ma anche con due laterali e un giocatore di movimento, perché le caratteristiche di Defrel non sono quelle di Pinamonti, per intenderci.
Dionisi avrà più soluzioni da gestire all’interno della partita. Tornando a un discorso prima affrontato, si può avere una squadra formata da giocatori forti, ma bisogna disporre di un allenatore in grado di insegnare, ovvero lavorare quotidianamente sugli schemi di gioco e gestire, cioè captare e inserire le qualità del singolo all’interno della manovra.
Il calcio è un gioco collettivo, composto da 11 giocatori, non si può pensare di improvvisare, come crede qualche allenatore, l’improvvisazione la puoi lasciare negli ultimi 20 metri, laddove è giusto e normale dare spazio alle qualità del singolo, ma prima di arrivare lì ci vuole gioco e organizzazione, un po’ come nel basket, dove si fanno gli schemi per portare al tiro i giocatori migliori, ecco il medesimo concetto vale per il calcio”.
Quale sarà secondo lei la rivelazione di questo Sassuolo, il giocatore chiave che esploderà e permetterà ai neroverdi di togliersi tante soddisfazioni?
“Io tendo sempre a non individualizzare il discorso di una squadra, nel senso che penso sia fondamentale avere un gioco.
Cosa significa avere un gioco? Perché ogni tanto sento anche dire da allenatori quotati, che guadagnano molti soldi “cosa significa giocare bene?”, beh giocare bene è semplice, quando disponi del pallone significa creare molteplici occasioni da gol e segnare, mentre quando sei in fase difensiva, cercare di non subirlo.
Se non crei tante palle gol e non ne subisci non giochi bene, ti manca un pezzo.
Tendo, dunque, a non individualizzare il gioco, certo è che se Pinamonti e Laurienté migliorano quanto fatto nella passata stagione, allora si può ragionevolmente pensare, che il Sassuolo ottenga un piazzamento migliore rispetto a quello dell’anno scorso”.
Ricordando, per concludere questa piacevole chiacchierata, il recentissimo inserimento in rosa di un giocatore come Samu Castillejo, arrivato dal Valencia.
“Altro giocatore molto importante. Devo dire che a mio modo di vedere al Milan non è stato sfruttato nel ruolo giusto. Lo vidi in azione contro il Napoli, giocando da centrocampista avanzato, e in due partite si rese autore di due prestazioni devastanti.
In un ipotetico 4-2-3-1, Castillejo, dietro al principale interprete d’attacco, con al proprio fianco, da un lato Berardi e dall’altro Laurienté credo che sarebbe devastante come giocatore”.