Il neo-acquisto neroverde, Samuele Mulattieri, si è raccontato ai microfoni di SassuoloChannel, rivivendo il suo percorso formativo prima di sbarcare in Emilia
Samuele Mulattieri, arrivato dall’Inter in questa sessione di mercato, ha rilasciato le prime parole da giocatore neroverde.
L’inizio della carriera
“Ho cominciato a giocare da piccolino, a 6-7 anni, alla Sarzanese.
Mi sono fatto la trafila lì e poi a 12-13 anni sono approdato allo Spezia, ho fatto tutto il settore giovanile allo Spezia fino al secondo anno di Primavera e poi sono andato all’Inter.
Ho aspettato ad andare allo Spezia che mi voleva da un po’, sono rimasto un po’ di più alla Sarzanese per divertirmi”.
La chiamata del Sassuolo
“Il Sassuolo è una squadra importantissima, molto organizzata che punta molto sui giovani e lavora benissimo, quindi, quando mi è stato detto dell’interesse del Sassuolo, non ci ho pensato due volte, ho detto subito sì.”
Prendere sempre spunto per migliorarsi
“A me piace molto riguardarmi dopo le partite, quindi, mi riguardo tutte le azioni, per vedere dove posso migliorarmi.
Mi piace molto guardare anche altri attaccanti forti in tutto il mondo, per cercare di rubargli e prendere spunto.”
L’Inter e il Volendam?
“L’Inter ha dimostrato di volermi fortemente, è stata una scelta facile.
Ho fatto 2 anni di Primavera per poi andare in prestito, fino al mio arrivo qui a Sassuolo a titolo definitivo.
Ho deciso di andare al Volendam, avevo fatto molto bene da fuori quota in Primavera.
Il campionato si era interrotto a marzo, avevo ripreso con la prima squadra, il mercato chiudeva a ottobre.
Avevo delle richieste in Italia ma non hanno dimostrato di volermi fortemente mentre gli olandesi lo volevano.
Avevo parlato con il mister che aveva giocato nell’Inter e anche quello ha contribuito alla decisione”.
L’Olanda?
“Quando sei giovane è importante giocare.
L’Olanda per un giocatore che esce dalla Primavera potrebbe essere un’idea perché in Olanda ci sono tanti spazi per un attaccante, segni, fai gol, prendi fiducia per poi ritornare in Italia in un certo modo.
È stato un anno bellissimo, ho imparato tantissimo, sia in campo che fuori.
Era il primo anno in cui ero in casa da solo, dovevo lavare i piatti ad esempio, ho conosciuto una lingua nuova, è stato formativo.
Facevo spesso videochiamate con i miei genitori che mi aiutavano nelle cose culinarie. Un piatto che mi riesce bene è il filetto alla Wellington“.