Luca Moro, attaccante dai gol decisivi in maglia neroverde, ha raccontato a modo suo la promozione dei neroverdi nel corso di “Sassuolo, La Rinascita”, miniserie disponibile su DAZN.
INIZIO. “Sapevamo che la struttura era stata creata, e penso che sia stato più facile lavorare sia per noi che per lo staff. Inizi a farti delle idee che poi diventano idee comuni, condivise, e non più solo del singolo”.
MORO SU BERARDI. “Berardi è un simbolo della città, un simbolo del calciatore che si impegna. Non è stato facile per lui ambientarsi in un campionato che è di un altro livello, ma si è messo subito a disposizione della squadra, con consigli e aiuti”.
GOL CONTRO IL COSENZA. “Il gol mi è piaciuto, perché grazie al lavoro col mister – su quei controlli orientati e sul tiro in porta – abbiamo acquisito più grinta durante la partita. Dopo quella gara abbiamo capito che il gruppo c’era, che lo avevamo davvero”.
MORO SUL PISA. “La mattina che precedeva la sfida di ritorno con il Pisa ho visto gli sguardi giusti nei miei compagni: non c’era troppa tensione, e questo è importante, perché troppa tensione a volte ti fa sbagliare. Quando siamo saliti sul pullman, quegli sguardi sono diventati più intensi, più concentrati. E poi, quando arrivi allo stadio, capisci che sei lì, in quel momento speciale, dedicato della stagione. Siamo stati bravi a sfruttare una delle prime occasioni: io ho messo dentro l’assist di Berardi e porto con me quel ricordo, perché conoscevo bene il peso di quel gol. Dopo la partita ci siamo un po’ lasciati andare: sia noi che i nostri tifosi abbiamo festeggiato più del solito”.
VIVERE A SASSUOLO. “Io vivo a Sassuolo, e questo per me significa anche girare per strada quando abbiamo un giorno libero, incontrare i tifosi, sentire parlare del Sassuolo nei bar: mi ci ritrovo”.
MORO SUL MATCH CONTRO IL MODENA. “Al Braglia contro il Modena credo sia stata la partita con la presenza più forte, sia da parte nostra che dei tifosi sassolesi. La coreografia prima del fischio d’inizio ci ha caricato moltissimo: ci ha fatto capire che loro c’erano, che quella partita era davvero fondamentale”.
MANTOVA-SPEZIA. “Durante Mantova-Spezia, invece, ero in giro per Padova: ci eravamo fermati in un bar a guardare la partita su un cellulare. Non dico che me lo aspettassi, ma ci speravo. Mi ero portato dietro una sciarpa del Sassuolo. All’inizio c’era un po’ di confusione, ma la società è stata brava – e anche noi giocatori – a metterci a disposizione”.