Roberto De Zerbi, ex tecnico del Sassuolo, si è raccontato a 360° in un’intervista in cui, tra le altre cose, ha parlato di un momento speciale vissuto sulla panchina dei neroverdi.
EPISODIO A SASSUOLO. “A Sassuolo quando morì Maradona facemmo una riunione su di lui, per raccontare chi era stato e non solo come giocatore. Ma anche e soprattutto come persona. Lo stesso è accaduto quando è morto il Papa: eravamo a Roma e mi piaceva come persona. Così ho cercato di trasmettere quello che io avevo percepito di quell’uomo. Dentro lo spogliatoio cerco sempre di essere senza veli: dico quello che mi passa per la testa”.
FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE. “No ero a Torino per il concerto di Vasco. Quando c’è lui si ferma tutto. Vasco Rossi mi emoziona anche più del calcio: mi fa piangere, pensare. Non voglio conoscerlo. Quando ero a Sassuolo mi hanno chiesto se volevo incontrarlo e ho detto di no perché non voglio rimanere deluso perché magari non li trovi nel momento giusto, o perché sono timidi. E poi mi emoziona vedere il suo pubblico perché ci sono dentro almeno tre generazioni”.
RAPPORTO CON LA STAMPA. “La comunicazione è importante per un allenatore e non mi riferisco a quella in campo. Questa è la prima intervista dopo due anni e mezzo in Italia. Questo perché sono caduto all’interno di una diatriba fra Daniele Adani che considero mio fratello e un gruppo di giornalisti italiani. Una volta un giornalista importante, con il quale ci siamo chiariti, mi disse che mi aveva attaccato per colpire Adani. È stata una cosa che mi ha dato molto fastidio: Daniele è mio fratello ma non dice cose che io gli suggerisco. Non la pensiamo sempre allo stesso modo ma mi ha dato molto fastidio l’atteggiamento della stampa. Avrei potuto chiamare per capire le motivazioni di quel comportamento oppure chiudermi. Mi ha fatto male quello che è successo ma cerco di andare avanti per la mia strada. Per parlare voglio avere davanti persone oneste, mentre in passato con me si sono comportati in maniera disonesta, incompetente, faziosa, prevenuta. Quando invece non c’era motivo per subire attacchi. Mi hanno fatto passare per ciò che non sono: mi hanno fatto passare come un filosofo quando invece sono tutt’altro. Nella mia vita ho litigato con chiunque. Quando parlano di me come di un integralista poi invece a 10′ dalla fine potessi metterei due portieri oppure sia a Marsiglia che a Brighton o a Sassuolo ho giocato anche con la linea difensiva a cinque. So di essere divisivo, lo sono sempre stato, ma mi dispiace. Perché se lo sei per quello che dici o che fai va bene, mentre se mi si usa per colpire altri non mi piace”.
Fonte: ‘Supernova’ di Alessandro Cattelan