Nell’articolo pubblicato nell’edizione odierna de La Repubblica, Paolo Condò ha esaminato e trattato la retrocessione in Serie B, del Sassuolo di Ballardini, dopo 11 stagioni trascorsi in Serie A. Di seguito il commento del giornalista.
L’IMPORTANZA. “La retrocessione del Sassuolo è un evento molto più rilevante di quanto farebbero pensare le dimensioni del suo municipio. Se si escludono Novi Ligure e Casale Monferrato, che negli anni dei pionieri vinsero persino uno scudetto, Sassuolo è la città più piccola rappresentata in Serie A. Meno dei suoi 40 mila abitanti nei tempi moderni li ha fatti soltanto Chievo, che però è un quartiere di Verona“.
I MERITI. “Malgrado le dimensioni minuscole, il Sassuolo ha passato in A undici stagioni e l’ha fatto spesso alla grande, lanciando allenatori nel gran mondo (Di Francesco è arrivato alla semifinale di Champions, De Zerbi è tra i nomi più caldi del momento, ndr) e producendo giocatori per le grandi del nostro calcio: la Juve con Zaza e Locatelli, l’Inter con Sensi, Frattesi e Acerbi via Lazio, il Napoli con Politano e Raspadori, la Roma con Pellegrini“.
L’ORGOGLIO. “Inventato dalla famiglia Squinzi e bene amministrato da Giovanni Carnevali, soltanto due anni fa il Sassuolo chiudeva decimo esponendo la sua gioielleria: oggi Scamacca è l’uomo chiave dell’Atalanta e probabilmente della Nazionale, mentre Raspadori e Frattesi hanno vinto uno scudetto“.
IL RAMMARICO. “Soltanto Berardi è rimasto in Emilia a spegnere la luce, e l’ha fatto dalla tribuna perché fra un menisco e la rottura del tendine d’Achille il suo girone di ritorno è consistito in 130 minuti. Non è un caso se dal giro di boa il Sassuolo, privo del suo asso e degli anticorpi necessari per lottare in territori non più suoi, abbia raccolto appena 10 punti“.